PARADIGMI DELLA MEDICINA UNITARIA
La Medicina Unitaria mira sostanzialmente ad ottenere quello che, molto spesso, in natura si manifesta spontaneamente, evitando e prevenendo che la perturbazione raggiunga livelli tali da distruggere il sistema in cui agisce ( nel nostro esempio, che la malattia diventi troppo grave). Da queste considerazioni se ne trae che la terapia " veramente preventiva " non è quella che mantiene un equilibrio stabile, ma piuttosto è quella che stimola la persona a un progressivo miglioramento del suo modo di essere. La salute non può essere intesa come assenza di sintomi, perché lo stato d’inerzia non può durare a lungo : la salute può solo migliorare, o peggiorare. Nel nuovo modello terapeutico che vogliamo cercare di realizzare, la salute va intesa come un progressivo aumento dello stato di benessere psico-fisico che corrisponderà, a livello emotivo, allo sperimentare una sensazione di serenità crescente; a livello mentale, a una mente lucida e creativa; a livello affettivo, a una maggiore capacità di amare se stessi e gli altri. Ciò comporterà, parallelamente, una costante crescita di entrambi i livelli, il fisico e l’animico. In modo da evitare che il cambiamento avvenga in modo più traumatico sotto la spinta della malattia, il cui esito può anche risolversi positivamente per il paziente; ma non senza una sofferenza che, talvolta, può essere estremamente pericolosa, fino al punto da mettere a repentaglio la sua stessa vita. In questo processo di evoluzione dinamica del nostro essere, avvertiremo la sensazione di rinascere, di sentirci “uomini nuovi”. La nuova Medicina deve mirare a ottenere il superamento dei pregiudizi, delle ristrettezze mentali che sfociano in una concezione individualistica ed egoistica della vita che rappresenta, di per sé, un ostacolo al raggiungimento di quel “vuoto quantistico”, di quel “nulla” che tutto contiene e da cui può emergere una nuova e più sana realtà. “Essere sani”, nel nuovo concetto di salute, significherà sentirsi ben consapevoli della propria individualità e unicità, sperimentando allo stesso tempo la benefica sensazione di " essere diversi ma complementari, unici ma partecipi, distinti ma non separati ". Se lo Spazio e il Tempo sono uniti, come ci insegna la Fisica, la Medicina non deve avere come oggetto solo lo Spazio (il corpo), ma anche e soprattutto il Tempo, ovvero la parte animico-spirituale dell’individuo. La nuova Medicina dovrà, quindi, includere la qualità del Tempo, dal quale o con il quale, la Vita stessa comincia a manifestarsi, per poter condurre la coscienza individuale in quel " Tempo indiviso”, in quel “In pricipio” biblico, che precede qualsiasi realtà e la ricrea costantemente. Per ottenere questo risultato la Medicina dovrà abbandonare la visione della pura razionalità, superare la prigione della Logica e inglobare i paradossi della Fisica quantistica. "E quando la Logica non stringe le cose accadono, come accadono i miracoli ".
“Si può trovare una verità nella Logica, solo se la si è già trovata senza di essa "
(G.K. Chesterton)
SPAZIO-TEMPO, MALATTIA-SALUTE
Albert Einstein ha dimostrato nel 1905, che massa ed energia sono equivalenti. E, come se non bastasse, entrambe sono riconducibili a una precisa proprietà dello Spazio-Tempo: la curvatura. Per esistere basta quindi avere Spazio-Tempo e curvarlo. Verrà automaticamente fuori la massa-energia” (Antonino Zichichi - " Perché io credo in colui che ha fatto il mondo").
Siamo fatti di spazio-tempo prima ancora che di materia; e nello stato di salute sperimentiamo il senso di benessere che deriva dall’unità psico-fisica corrispondente. Quando siamo malati perdiamo, invece, questa unità spazio-temporale; ed il corpo non obbedisce alle richieste della mente, oppure l’ansia e l’angoscia mentali paralizzano le attività del corpo.
Se lo spazio e il tempo sono strettamente collegati, come dimostra la relatività, quanto più siamo consci e viviamo questa verità, tanto più avvertiamo quel senso di benessere che ci unisce agli altri e all ’ Universo intero. Perché il tempo avrà un ruolo così importante nella nuova Medicina ? Perché in esso non esistono confini; oltre al tempo lineare, suddiviso in passato, presente e futuro, esiste anche un tempo indiviso, " che non scorre ", senza demarcazione tra passato, presente e futuro. Come percepiamo normalmente il tempo ? Quanti tipi di tempo esistono ? A noi interessa il "tempo dell’esperienza ". Einstein affermava che la conoscenza del mondo esterno si basa su impressioni sensoriali ed esprimeva la relatività del tempo con un esempio: "Seduti in compagnia di una bella ragazza, due ore vi sembreranno due minuti; seduti su una stufa rovente, due minuti vi sembreranno due ore ! ". La percezione del tempo è collegata, dunque, ad una sensazione, cioè dipende dai nostri sensi; e a seconda della situazione che stiamo vivendo, il tempo ci sembrerà dilatato o contratto. La malattia è, dunque, il risultato di un’errata percezione del tempo, che si manifesta prima con disturbi saltuari, poi con malattie che diventano croniche e irreversibili. Nella vita di tutti i giorni imprimiamo al nostro organismo ritmi sempre più veloci, tempi a disposizione sono sempre più brevi: non mangiamo quando abbiamo veramente fame e non dormiamo quando abbiamo veramente sonno, ma tendiamo piuttosto a fare l'uno e l'altro "quando vogliamo o quando possiamo". Il sostituire i nostri ritmi naturali con quelli scanditi dall’orologio, ci consegna a un tempo in cui il dolore, l’ansia e l’angoscia diventano i veri protagonisti della nostra esistenza.
Del resto siamo cresciuti in una cultura in cui, come si suol dire, "il tempo è denaro", dimenticandoci che, al contrario," la vera ricchezza è il tempo" ... è il
guadagnare il tempo libero che dovremmo dedicare a noi stessi e agli altri. La malattia, con la sofferenza che ci attanaglia, ci costringe a vivere in quella dimensione temporale che abbiamo troppo a lungo dimenticato.
Ci costringe a vivere il presente, attimo per attimo, con consapevolezza e in profondità; e i sensi che prima erano addormentati, reclamano prepotentemente la loro importanza. Nei testi di Medicina, ad
esempio, si parla sempre più frequentemente di sindromi che si presentano durante il fine settimana, quando si rallenta il ritmo frenetico del lavoro... come la cefalea della domenica o la cosiddetta sindrome del manager.
La società fabbrica individui che producono al ritmo delle lancette dell’orologio, al ritmo di un tempo sempre più tiranno, costringendo l’Uomo ad essere prigioniero del tempo profano, a discapito
del " tempo dell’essere ", del tempo sacro che è il tempo dello spirito, il tempo del Signore... il regno della tranquillità, della serenità e della pace: è il settimo
giorno che Dio benedisse, al termine della Creazione. Se tutte le malattie nascono da un'errata percezione del tempo, che rappresenta una condizione di stress continuo - da cui la cronicizzazione dei disturbi - la vera
Medicina sarà quella che riuscirà a sincronizzare l'attività degli emisferi cerebrali e degli “orologi interni dell’organismo", affinché si dilati la sensazione del tempo e svaniscano
gli effetti devastanti del tempo ristretto o contratto. Alla dilatazione del tempo corrisponderà la dilatazione della coscienza umana, la serenità del mondo emotivo, la creatività e la chiarezza mentale,
requisiti di un vero stato di salute; il ché equivarrebbe al realizzare la conoscenza unificatrice dei vari piani costituenti la persona umana, nella dimensione spazio-temporale in cui viviamo.
Del resto, cosa distingue il giovane dal vecchio, se non il modo di vivere il tempo? Perché si invecchia? Semplicemente perché viviamo la temporalità in maniera distruttiva; il bambino vive, invece,
la pienezza del suo tempo e il tempo vive pienamente in lui.
“ In verità, vi dico: se non diverrete come bambini, non entrerete nel regno dei Cieli”
(Matteo 18: 2-3)